
Di Sabina Antonelli
In foto: i bambini della scuola dell’infanzia di via Piermarini
Siamo di nuovo in zona rossa. Le scuole sono chiuse fino al 21 febbraio. Non è una situazione facile da affrontare. Mille dubbi, paure e, soprattutto, responsabilità, che non sono solamente quelle istituzionali, del Presidente della Regione, dei Sindaci e dei Dirigenti Scolastici.
Ci sono responsabilità condivise e condivisibili e altre che sono personali, legate al nostro vissuto, alla nostra consapevolezza e coscienza, al ruolo di cittadini appartenenti ad una comunità, alla funzione che svolgiamo in questa società.
Fare l’insegnante non è solamente un lavoro. Almeno non dovrebbe esserlo.
Quando senti la scuola come una parte di te, quando la abiti come organismo vivo, pensante e pensato, affettivamente gratificante; quando, dei bambini e dei ragazzi che incontri ogni mattina, pensi “per fortuna ci sono loro a salvarmi da tutti gli orrori, le falsità, le contraddizioni di questo nostro tempo”; quando sai e percepisci sulla tua pelle il valore di questo luogo fisico e mentale, di questo spazio relazionale, affettivo e cognitivo allora non puoi che sentire una grande responsabilità personale.
Così quando arriva l’ordinanza comunale che chiude nuovamente tutte le scuole, di ogni ordine e grado, la prima cosa che pensi è “Noooooo!!! Ma perché? Nella mia scuola non c’è nemmeno un caso!!”
Però sai bene che questo discorso regge poco. Le scuole non sono, per fortuna, monadi isolate. Sono, pur essendo ognuna unica e distinta, parte della comunità educante. Sono un groviglio di umanità, collegate attraverso il pensiero, il respiro, le scelte valoriali, le attività proposte, in perenne cammino e mutamento. Esistono come parte organica di un tutto all’interno del quale non troviamo solo “la scuola” ma anche la famiglia, le istituzioni, la città, il territorio.
Quindi il secondo pensiero è: “Va bene. È giusto anteporre la realtà comune al mio singolo caso.”
Così chiami a raccolta i bambini e le bambine della tua sezione ed inizi a parlare: “Devo dirvi una cosa. Una cosa molto importante”. Loro sanno che se cominci così gli argomenti non saranno un gioco leggero e divertente. Lo sanno e diventano subito molto più silenziosi ed attenti.
Non immaginate quanti discorsi si possano fare con dei cuccioli di tre, quattro e cinque anni. Discorsi che a volte nemmeno i grandi vogliono affrontare. Ma loro ancora non sono stati programmati da chi detiene il potere del mondo, sono liberi da condizionamenti, pronti ad assorbire la bellezza e il suo contrario, comunque aperti alla diversità, al ragionamento, alla riflessione, all’ascolto.
“Da domani la scuola sarà nuovamente chiusa per qualche giorno” “Quanti giorni maestra? Faccelo vedere sul calendario “ “Sì guardiamolo insieme, contate con me. 1,2,3,4,5,6….”
Ora, non so se crederete alle mie parole, però vi assicuro che, ad ogni numero, i loro occhi diventano più grandi, più scuri, pieni di domande.
“Non possiamo fare qualcosa per fermare il covid maestra?” “Certo cuccioli miei, si può sempre fare qualcosa per rendere il mondo più giusto e più bello”.
Così vi racconto le loro proposte.
Romeo, per fortuna nostra, ha un papà che sa costruire razzi spaziali e in cantina ne ha uno con il quale va sempre sulla luna. Potremmo chiuderci il covid, spedirlo lassù e lasciarcelo per sempre, tanto suo padre ne può costruire un altro.
Matilde pensa invece di portarlo in spiaggia e poi buttarlo a mare, così le balene se lo mangiano e noi stiamo tranquilli. Ma quando gli altri le fanno notare che così si ammalerebbero tutte le balene, decide che scriverà una lettera per avvisarle “Non mangiate il covid che vi può far male”. La sua idea però va bene lo stesso perché il covid non sa nuotare e quindi non potrà tornare a riva.
Qualcuno sa per certo che il covid mangia le mele. Allora basta fare a pezzetti molto piccoli una mela molto buona, metterla in un barattolo grande e quando il covid entra per mangiarsela, chiudere bene con il coperchio così da intrappolarlo per sempre.
Tutto questo se non vogliamo chiamare i draghi che loro sì possono mangiarsi il covid! Nella pancia hanno tutto fuoco e quindi il covid non può far del male a degli animali così.
L’idea è anche quella di cantargli una canzoncina (quella che di solito cantiamo per spaventare le streghe e tutto ciò che ci fa paura) e farlo scappare via a gambe levate.
Insomma, andiamo avanti così per almeno mezz’ora e non vi racconto tutte le proposte dei bambini e delle bambine ma, se tra quelle che avete letto, non ce n’è una che vi piaccia, potremmo sempre seguire il consiglio di Greta:
“Maestra io un’idea ce l’avrei! Perché non chiediamo a tutti di mettere le mascherine e comportarsi bene?”
RESPONSABILITÀ
Degli adulti nei confronti dei bambini. Di qualunque adulto, nei confronti di OGNI bambino. Perché essere di nuovo in Dad non farà che aumentare, come già accaduto, le difficoltà di chi è in condizioni di svantaggio, ampliando il divario sociale e culturale, diffondendo quel senso di straniamento che deriva dal vivere in solitudine, lontani dalla comunità.
I nostri bambini, i nostri ragazzi pagano le colpe di una società che non li protegge, che non li considera il massimo valore. Tante parole ma pochi, pochissimi fatti. A volte non vengono spese nemmeno le parole. Basta guardare il silenzio che c’è sulla scuola dell’infanzia e sugli asili nido, tenuti sempre fuori dalle discussioni e dai ragionamenti perché considerati più nel loro aspetto sociale (assistenza alle famiglie) che educativo e formativo. Ma questa è un’altra storia.
Naturalmente, ad oggi, non ci sono altre strade da percorrere. Le scuole, purtroppo, devono restare chiuse. Ognuno faccia la sua parte perché a chiudere sia solo la scuola e per pochi giorni.
Ognuno faccia la sua parte per tenere sempre aperto il futuro dei nostri bambini.