Cultura Letture Letture e riletture

“Andar di notte. Viaggio nella movida delle città medie”

Valutazioni di Vincenzo Falasca sul libro "Andar di notte", della professoressa Cecilia Cristofori.

#libri
Di Vincenzo Falasca
In foto: Andar di Notte. Cecilia Cristofori


Arriviamo dopo qualche mese dalla sua pubblicazione a condividere alcune valutazioni sul saggio “Andar di notte. Viaggio nella movida delle città medie” pubblicato da Quodlibet nel 2021, a cura della professoressa di sociologia urbana Cecilia Cristofori.

Non era scontato che il contenuto di questo attento ed originale studio sulle pratiche sociali delle tre principali città umbre, Perugia, Terni e Foligno, fosse ancora coincidente con la realtà delle cose. E quasi certamente questa coincidenza non vi è più, sia per il contesto generale, post-Covid, sia per il carattere stesso della cosiddetta movida: il mondo è cambiato, la movida cambia insieme e prima del mondo.

Il termine stesso di movida è di per sé dinamico: va tradotto perdendo il suo legame con le originarie esperienze spagnole? Va contestualizzato nella sua accezione tutta italiana? Anche di questo si parla nel saggio, che ne propone una ipotesi di traduzione molto accattivante in “effervescenza”, che aggiunge una componente più intrigante alla consueta traduzione di “movimento”. Effervescenza umana, sociale, culturale. Effervescenza contenuta in dinamiche più o meno approfondite dal punto di vista relazionale, fatta di opportunità ma anche di eccessi (rispetto all’ordinario ed al consentito): il difficile confine tra ciò che si attende nelle dinamiche giornaliere, fatte anche e soprattutto di abitudini e codici sociali, e ciò che si libera nel notturno, fatto di spontaneità e “trasgressività”.

Una bella disamina delle relazioni, a partire da quella con il proprio io fino a quelle con la collettività, intesa come condivisione di uno scenario in cui manifestarsi attori, in uno scambio che dalle relazioni virtuali si concretizza nella presenza fisica in un luogo o un insieme di luoghi inanellati, che fungono da scenario di una rappresentazione collettiva,  oscillante tra l’onirico dell’estemporaneo ed il rassicurante dell’abitudinario, tra il ritrovarsi ed il conoscersi. Con un complice risvolto nelle dinamiche quotidiane della mattina dopo…

Il volume è prima di tutto il risultato di una ricerca condotta lungo il quinquennio tra il 2015 ed il 2020, attraverso l’osservazione diretta, interviste ad operatori e fruitori della movida, documenti amministrativi e resoconti giornalistici. Insieme alle valutazioni della sociologa Cristofori, che indaga le interrelazioni tra luoghi, attori, fruitori e “spettatori” di tali fenomeni, troviamo l’attenta analisi del ricercatore Jacopo Bernardini che evidenzia una certa superficialità ed omologazione nel raccontare questi fenomeni, cercando di rappresentare non solo l’accezione esclusivamente negativa ma anche la vivacità del vivere la notte.

Un’altra sociologa, Sara Massarini, racconta le pratiche, le consuetudini e le abitudini della movida, le opportunità e i disagi ad essa legati, in parte prodotti ed in parte subiti, attraverso l’analisi delle caratteristiche dei protagonisti dal punto di vista anagrafico (origine, età, residenza, ecc.) e sociale, le loro abitudini e attitudini.

L’architetto Alessio Patalocco, studia invece la conformazione e le caratteristiche della movida nelle tre città analizzate, da quella a macchia di leopardo del perugino a quella lineare di Foligno, studiando la diffusione rispetto al contesto urbano e le relazioni “al margine” rispetto le zone limitrofe.

Chiaramente il testo non vuole essere risolutivo rispetto ai molti interrogativi che circondano la gestione o anche, semplicemente, la partecipazione a tali dinamiche. Vuole però offrire, riuscendoci fluidamente, alcune chiavi di lettura che vadano oltre lo stereotipo “residenti” vs. “disturbatori”, serenità vs. sporcizia, legalità contro delinquenza ed eccessi.

Si propone di cogliere anche la contemporaneità di attrazione per chi decide di abitare stabilmente questi luoghi e chi di frequentarli saltuariamente, fino ad indagare la differenza sostanziale tra spazio e luogo.

Particolarmente interessante, dal punto di vista strettamente locale, è lo studio della distribuzione della movida nella nostra Città: dalla sua concentrazione principale lungo l’asse di via Gramsci o la sua identificazione, da parte degli intervistati, principalmente attorno a sei locali o le stesse caratteristiche comuni dei locali coinvolti che, seppure alla ricerca di una propria personalità ed originalità, finiscono per ricadere in comuni caratteristiche architettoniche e distributive o stereotipi tipologici o “ripetitività nella originalità”.

Il saggio, nella sua composizione plurale, finisce per essere non solo raccolta di informazioni ma anche selezione di spunti utili per chi vuole ricercare, in maniera non pregiudiziale, strumenti per correggere distorsioni, consolidare utilità, cogliere potenzialità: un approccio non scontato ed addirittura raro in un campo che predilige contrapposizioni piuttosto che composizioni e, forse per questo, particolarmente interessante e meritevole di lettura e condivisione.

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: